Dear
Ignacio,
as
the expert on Ummo, what are your opions on this man Pedro Gomez
encounter? The case is written in Italian, I am sending it anyway so you
know what I am referring to. Do you know anyone who can translate the odd
Italian article? Also We must remember that such an Ummo logo was
supposedly seen on one of the UFO in the famous Voronezh encounters by in 1989.
What is your opinion on these incidents?
Harry Challenger
ABDUCTION O
CONTATTISMO? PEDRO E GLI UOMINI DI AKTURUS di Andrea
Corazza
da "UFO Notiziario" Nuova Serie - N. 19 dell'Aprile
2001
Ho conosciuto Pedro Gomez una sera di pioggia torrenziale, alla
fermata dell'autobus che collega l'"avenida" Eloy Alfaro con la parte
meridionale di Quito, la capitale dell'Ecuador coraggiosamente adagiata sulle
pendici del vulcano Pichincha. Con il viso giovanile, la stretta di mano un po' incerta ed il passo
leggermente sbieco, Pedro è un quarantenne che scambieresti per un ragazzo di
venticinque; abbiamo aspettato l'autobus trovando rifugio sotto il chiosco di un
venditore di frutta, maledicendo il momento in cui, confidando nei raggi del
sole, avevo lasciato l'ombrello a casa. Saliamo sull'autobus scassato che
arriva poco dopo. Il tragitto dura circa mezz'ora e attraversa la parte
coloniale della città, con le sue chiese barocche lasciate dagli spagnoli,
immergendoci nelle stradine ripide tra le poche automobili parcheggiate a stento
e gli ultimi venditori ambulanti della sera. Scendiamo al "redondel" Atahualpa,
una piazza circolare con un bel giardino proprio al centro e, correndo sotto il
nubifragio lungo una strada in discesa, raggiungiamo la casa di Pedro, dove la
moglie Dina ci apre la porta con un sorriso: mi tolgo il maglione zuppo e la
signora me ne presta immediatamente uno di lana grezza, caldissimo. Raggiungiamo
lo studio dove trovo un'infinità di pennelli, colori, tinte, vernici, quadri
terminati, alcuni solo abbozzati, altri coperti da teli rigidi. I soggetti sono
sempre gli stessi: sfere, piramidi, stelle, figure umane che fluttuano tra le
galassie. Mi siedo su una sedia di paglia, ricevendo la visita festosa di un
cane che mi appoggia le zampe sulle ginocchia con in bocca ciò che rimane di un
peluche. "Anda, peroto, anda!" gli grida Pedro alzandosi in piedi. "No,
non ti preoccupare, non mi da fastidio, anzi..." La signora Dina rientra
nella saletta chiedendo scusa e mi porge un the caldo e due "humitas" di mais
che accetto volentieri.
"Allora Pedro,
raccontami tutto..." "Bene Andrea.. come ti dicevo sono pittore, dipingo
quadri con l'aerografo da diversi anni, anche se, successivamente alla mia
esperienza con gli extraterrestri, ho dovuto smettere per un po'. I quadri li
vendo ogni sabato e domenica durante la fiera permanente al Parco El Ejido, che
sicuramente conoscerai. Circa dieci anni fa vivevo con Dina e i miei due figli
un po' più a nord, lungo la Pana Occidental. Grazie ad un diploma di
elettricista ho cominciato a lavorare in un centro assistenza di televisione,
dando anche lezioni di judo presso la scuola della Gasca. Al mio più grande
amore, la pittura, dedicavo quasi tutte le sere, in una stanzetta più piccola di
questa ma ugualmente in disordine!" "I soggetti dei tuoi quadri erano
piramidi e sfere?" "No, non ancora... diciamo che realizzavo quadri più
'tranquilli': chiese, strade e piazze di Quito, soprattutto del settore
coloniale". "L'aerografo è affascinante, ma tutte queste vernici..." "Già,
all'inizio il problema non me lo ero mai posto, non immaginavo che lavorare al
chiuso, a contatto con le vernici, i chimici e i diluenti mi avrebbe fatto così
male... in effetti è accaduto tutto in una sera di dieci anni fa: erano circa le
otto, stavo dipingendo, quando mi accorgo che le mie mani cominciano
improvvisamente a tremare, non riesco a stare in piedi e la vista mi si
annebbia. Devo aver urlato, perché Dina è accorsa subito: da quel momento ho
perso i sensi." "Che ti era successo?" "Il medico mi spiegò che avevo
avuto un attacco di cuore e, allo stesso tempo, un grave blocco respiratorio
dovuto all'esposizione ai chimici. Mia moglie, vedendomi a terra, chiama
un'amica infermiera che all'epoca viveva al piano sopra di noi. Janette, così si
chiama l'infermiera, mi fa subito una respirazione bocca a bocca mentre Dina
esce in strada per cercare un taxi e portarmi all'ospedale. lo ero svenuto;
queste cose, ovviamente, me le hanno raccontate loro. Il taxi per fortuna arriva
quasi subito e, come se avessi ripreso i sensi, mi ricordo dell'interno del
taxi, il viso di Dina in lacrime e le sue mani che cercano di pulire la mia
bocca, perché vomitavo vernice, la vernice che stavo usando con
l'aerografo." "Quindi dentro il taxi eri cosciente?". "Sì, al dottore
glielo ho detto più volte: nonostante l'attacco di cuore ed il blocco
respiratorio, io mi ero ripreso, ero cosciente." "Quanto tempo è passato dal
tuo svenimento all'arrivo del taxi?" "Non più di due minuti, così mi ha detto
Dina... rimango presso l'Hospital del Sur per tre giorni; il primo giorno mi
mettono una maschera d'ossigeno, i due giorni successivi i medici mi fanno tutti
i tipi di analisi possibili, mi somministrano pasticche anticonvulsioni, mi
ripetono le analisi. Mi parlano di un caso eccezionale, rarissimo, per il fatto
di essermi ripreso così presto e essere tornato alla normalità già arrivando
all'ospedale. Torno a casa completamente ristabilito ma ricevo dai medici il
dovere tassativo di lasciare la pittura." "Non dovevi certo aspettare che te
lo dicessero loro, no?" "Già, solo al pensiero di rientrare nella stanza con
quei chimici e sarei svenuto ancora! Riprendo a lavorare riparando televisioni e
dando le lezioni di judo. Otto mesi dopo partecipo ad un torneo organizzato
dalla mia stessa scuola e, durante un combattimento, peraltro vittorioso, ricevo
un paio di botte ben assestate, una nello stomaco e l'altra di dietro, nel fondo
schiena. Colpo davvero forte quest'ultimo, perché mi blocco completamente e per
diversi giorni quasi non riesco a muovermi per il dolore! Smetto ogni attività,
ma al persistere del fastidio che quasi non mi permette di camminare, decido di
andare da un medico per sottopormi ad analisi e farmi i raggi X. Il giorno del
ritiro pelle lastre, la signora addetta alla consegna mi chiama e mi porta nello
studio dove trovo il dottore: mi appende le lastre su quel pannello luminoso che
usano loro e mi dice di aver notato qualcosa di strano, qualcosa come un
filamento metallico inserito nel fondoschiena... mi chiede se avessi fatto delle
operazioni da bambino, perché non riusciva a capire di che si trattasse." "Un
filamento metallico?" "Sì Andrea, il medico aveva ragione: ho un filo
metallico lungo dieci centimetri che parte dall'osso sacro e sale su: ed io non
me ne ero mai accorto! Pian piano il dolore alla schiena mi passa, grazie anche
al forzato riposo, e riprendo a disegnare, ovviamente senza usare l'aerografo,
ma solo con matite, carboncino e pastelli. Purtroppo, l'idea di avere una
sbarretta metallica nel fondo schiena, finita li chissà come, non mi faceva
stare tranquillo, era una situazione davvero inconcepibile... e divento nervoso,
intrattabile. Durante le ore che passo a disegnare, soprattutto la sera, vengo
'tormentato' dal ricordo di uno strano simbolo, non capisco di che si tratti, ma
con grandi sforzi riesco a vederlo in modo sempre più nitido nella mia mente:
una specie di croce, che disegno di continuo sulle tavole che ho di fronte a me.
Le mie notti cambiano radicalmente: comincio a fare sogni strani, intensi, vedo
luci, abbozzi di visi, vedo un pavimento di marmo, immagini confuse di persone
in piedi davanti a me che mi guardano, vedo l'interno di un ambiente buio, come
l'interno di un cinema... comincio ad avere paura ad addormentarmi." "Dicevi
di una croce?" "Sì una croce, aspetta, te la disegno... qualcosa del genere,
vedi? Una croce più o meno così, con due sbarrette ai lati... bene, man mano che
passava il tempo le notti in bianco no le contavo più. Avevo paura, al punto che
avevo cominciato a dormire in cucina, per far dormire Dina in santa pace!
Janette, l'infermiera che mesi prima mi aveva salvato la vita grazie al suo
intervento tempestivo, mi consiglia di farmi una seduta di ipnosi regressiva,
per cercare di capire che cosa stesse accadendo, se i sogni che avevo, vista la
loro ripetitività ed intensità, potessero essere legati a qualcosa accaduto
realmente, qualcosa che avevo rimosso senza saperlo. Devo dirti che non mi
piaceva affatto l'idea, credevo che cose del genere potessero creare ancora più
confusione, non so, complicare le cose a livello inconscio. È stato durante una
doccia che, pungendomi il dito della mano con un'estremità del filamento
metallico affiorato in superficie, decido di dar retta a Janette e fare la
seduta di ipnosi."
La seduta d'ipnosi regressiva è affidata tre mesi più tardi
a due medici americani presso l'hotel Akros di Quito. In un primo momento, Pedro
Gomez viene sottoposto ad un test psicologico per stabilire e valutare se il suo
stato psico-emozionale rientri nei parametri accettabili; successivamente, data
la peculiarità della situazione, viene sottoposto al test della macchina della
verità, in cui risulta che quanto da lui affermato in sede di colloquio
preventivo era da considerarsi veritiero. A seguito riporto le principali
domande effettuate dai due medici mentre Pedro Gomez persiste in uno stato di
profonda ipnosi.
"Signor Gomez, cosa ricorda dal momento del suo
svenimento?" "Ricordo di essere stato risucchiato da un fascio di luce, un
raggio azzurro che mi tirava da tutte le parti, la pelle, i muscoli e le ossa, e
mi sentivo come se fossi trascinato da una corrente... ero rigido, bloccato...
questa forza mi alzava su, sapevo che stavo salendo su..." "Poteva vedere
quello che le accadeva?" "No, i miei occhi erano chiusi, ma ero cosciente di
non toccare più il pavimento e continuare a salire..." "Poi cosa è
successo?" "Mi sono ritrovato all'interno di una sala poco illuminata... ho
potuto riaprire gli occhi e mi sono reso conto che non potevo muovermi... ero in
piedi, completamente nudo, ancora rigido, con le braccia appoggiate sui
fianchi... potevo muovere solo il collo... l'ambiente era freddo, buio... ho
girato faticosamente la testa a sinistra e a destra... ho visto dei pannelli
luminosi simili a monitor di diversi color intorno a me..." "Che altro si
ricorda dell'interno della sala?" "...il pavimento... era come di marmo, ma
non riuscivo a vedere i miei piedi perché il collo era ancora troppo rigido...
mi sentivo stanco, debole, non riuscivo quasi a tenere gli occhi aperti... poi
di fronte a me ho visto degli uomini avvicinarsi..." "Che tipo di
uomini?" "Erano uomini... come noi, ma più alti... i capelli erano chiari e
lunghi, tirati all'indietro... li ho visti camminare verso di me... ho aperto
gli occhi più che potevo per vederli meglio e mi sono accorto che sul pavimento
c'era come una specie di nebbiolina che copriva i loro piedi..." "Questi
uomini come erano vestiti? C'erano anche delle donne?" "Non mi ricordo di
aver visto delle donne... ma gli uomini erano vestiti con tuniche chiare e
lunghe... sembravano dei francescani... avevano un simbolo sulla tunica... l'ho
visto bene, era una specie di croce..." "Una croce?" "Era una specie di
croce... il disegno di una finestra con al centro una croce..." "Cos'altro si
ricorda, signor Gomez?" "Ad un tratto è comparso un uomo che si è avvicinato
fin quasi a toccarmi... con le dita indice e medio della mano destra ha sfiorato
il mio stomaco, poi il petto... ho sentito come una vibrazione, calda e
piacevole... sentivo che tutti gli organi interni del mio corpo si mettevano in
moto, fremevano... è stata una sensazione intensa..." "Può farci una
descrizione di quest'uomo?" "Aveva gli occhi chiari, la pelle chiara, i
capelli lunghi, pettinati all'indietro... ho rivisto il simbolo che aveva sulla
tunica, l'ho visto bene... poi mi ha parlato..." "Le ha parlato con la voce o
telepaticamente?" "Non lo so se ha usato la voce... non lo ricordo." "Le
ha parlato in spagnolo?" "Si, mi ha parlato in spagnolo... mi ha detto il suo
nome, Kelium... mi ha detto che veniva da un pianeta extrasolare che si chiama
Akturus, nella costellazione delle Pleiadi... e che è qui per aiutare le persone
che soffrono e per insegnare all'uomo quei valori che sta dimenticando, come
l'umiltà e l'amore... mentre mi diceva queste cose, un'altra persona gli si è
affiancata porgendogli una scatoletta di materiale scuro... sembrava un porta
occhiali... l'uomo... Kelium, l'ha aperta ed ho intravisto un lungo spillo... mi
ricordo di un forte dolore dietro la schiena, un dolore acuto..." "Ha perso i
sensi?" "Credo di sì... non ricordo più nulla di quello che è successo
dopo... se non di ritrovarmi dentro una macchina, con una forte sensazione di
soffocamento... non riuscivo a respirare... poi ho vomitato... ricordo mia
moglie Dina che usava un fazzoletto sulla mia bocca... poi mi sono sentito
meglio..."
La prima cosa che sembra sbalorditiva è il pensare che la sua
vicenda, il suo "rapimento", il contatto con gli esseri e la successiva
"operazione" a cui è stato sottoposto, sia durato nel lasso di tempo che va dal
momento in cui la moglie Dina corre su per le scale per chiamare l'infermiera,
fino al momento in cui l'infermiera stessa entra nello studio e compie la
respirazione bocca a bocca. Questo infatti sembra essere l'unica parentesi in
cui Pedro viene lasciato completamente solo. Due soli minuti, come mi ha
assicurato la moglie. Sembrerebbe da pensare, quindi, che sia proprio durante il
"missing time" che si sia svolta "l'operazione chirurgica", anche se sembrerebbe
essere stata più un'operazione di "first aid" alquanto rapida, quasi un impianto
effettuato con una sorta di anestesia locale, visto lo stato di coscienza del
soggetto. Ma la deformazione della nostra quadri-dimensione spazio-temporale e
l'assoluta facilità con cui gli esseri extraterrestri apparentemente ne possano
disporre, allungandola o restringendola a loro piacimento, non è affatto una
novità. Inoltre, la casistica che vede implicati extraterrestri molto simili a
noi, un po' più alti ma senz'altro con fattezze "nordiche" (capelli e occhi
chiari, fronti alte e spaziose, quasi a denotare un livello intellettivo
superiore al nostro) non è ampia come nel caso di impianti e operazioni
chirurgiche effettuate dai cosiddetti "grigi" (e tutte le loro sotto-classi) ma,
in ogni caso, si può dire abbastanza costante. Da non sottovalutare è il
discorso del simbolo, della croce: Pedro non lo ha rivelato durante la seduta
ipnotica, semplicemente perché non glielo hanno chiesto, ma si ricorda seppure
sotto forma di flash ricorrenti (ricordi che avvengono in stato di piena
coscienza) che il simbolo in questione si trovava anche ben visibile sulla
superficie esterna della nave spaziale che, in qualche modo, ha avuto
l'opportunità di vedere, probabilmente durante il teletrasporto (a forma
piramidale nella parte superiore e a forma leggermente concava nella parte
inferiore, molto simile alle navi spaziali osservate a Portorico negli anni
Ottanta e Novanta, navi che, in pieno giorno, risucchiavano a bordo esseri umani
grazie ad un raggio aspirante). Non vorrei andare troppo oltre, ma il pensare
a uomini con capelli biondi e lunghi, con una tunica francescana recante un
simbolo che ricorda in maniera impressionante la croce cristiana, il messaggio
di amore e umiltà di cui sono convinti portatori, non può non richiamare alla
mente certe icone della religione cattolica. Gli assertori della teoria secondo
cui la dottrina cristiana sia un progetto costruito ad arte da esseri
provenienti da civiltà superiori, saranno felici: la religione, qualunque essa
sia, è un mezzo straordinariamente potente e duraturo, perché gli insegnamenti
vengono tramandati per via orale, cioè senza rischio di andare perduti. E
qualunque sia il messaggio che la religione porti con sé, tale messaggio
viaggerà facilmente ed eternamente. Negli ultimi mesi del 2000 sono tornato
diverse volte a casa di Pedro, ho pranzato assieme alla moglie, cordiale come
sempre, e ai suoi due figli. Pedro è una persona speciale, sensibile, mi
introduce ai suoi nuovi quadri con grande modestia, quasi sottovoce, spiegandomi
il loro significato. Non avendo avuto più nessun problema fisico, da circa due
anni ha ripreso a dipingere con più entusiasmo di prima.
"I soggetti mi
vengono uno dopo l'altro, ho così tanti spunti che non so da dove
cominciare!"
E così mi mostra piramidi e astronavi viaggiare nello spazio, sfere
luminose e visi di alieni dipinti con grande realismo grazie alla magia
dell'aerografo. La vicenda dei raggi X e del filamento metallico, che ho avuto
la opportunità di vedere, non lo disturba più, anzi, sembra che sia un valido
alleato per dimostrare, a se stesso più che agli altri, che la sua vicenda è
vera e magnifica. Un giorno di settembre mi chiama a casa: dopo neanche venti
minuti bussa alla porta, lo faccio entrare, si siede pesantemente sul divano e
si tira su le maniche.
"Guarda qui, ho
delle bruciature simmetriche ad entrambi i polsi... ieri mi sono svegliato e me
ne sono accorto... guarda, sono come delle cicatrici... ti assicuro che non le
avevo! E tu sai bene che non fumo!"
Gli osservo con
cura i polsi ed, in effetti, riscontro la presenza di due cicatrici circolari.
Mi vengono subito in mente le storie di "abductions", in cui si metteva in
evidenza quello che può essere uno degli scopi degli impianti sottocutanei
operati dagli esseri extraterrestri, ossia il posizionamento di apparati atti a
tenere i soggetti sotto controllo. Ma lo sguardo di Pedro è talmente spaventato
che non ho avuto il coraggio di dirgli quello che stavo pensando.
"Non mi sembrano bruciature... sembrano più degli sfoghi della
pelle... piuttosto, Pedro, ho una notizia per te: sfogliando un libro di
ufologia mi sono reso conto che il simbolo con la croce (a) che hai visto sulle
tuniche degli esseri è molto, molto simile al simbolo del pianeta di Ummo, (b)
che è più o meno così, guarda."
Pedro afferra il
foglio e lo osserva compiaciuto con un leggero sorriso.
"Grazie Andrea...
è proprio lo stesso simbolo... Ummo... finalmente comincio ad avere delle
risposte... io sono convinto di aver parlato con un essere di Luce, non so come
spiegarlo, ma quando mi ha sfiorato con le dita, ho sentito la sua energia... è
stato qualcosa di veramente fantastico..."
La vicenda di
Pedro Gomez è una vicenda ancora aperta, apertissima. A giugno ritornerò in
Ecuador: ne approfitterò per un fine settimana con lui presso il vulcano
Cotopaxi, con i suoi 5400 metri il vulcano attivo più alto del mondo. Nelle
vicinanze, possiede una appezzamento di terra e una piccola casa: mi ha più
volte raccontato che, dalla notte con l'incontro con gli esseri di Akturus, è
stato "seguito" da luci misteriose durante le sue escursioni notturne (un suo
hobby) presso il vulcano, mi ha mostrato un oggetto trovato durante una delle
sue ultime scalate, un oggetto nero, quasi metallico, a forma di grosso uovo,
con dentro una sbarra cilindrica ed esternamente una serie di curiose
incisioni. Saluto Pedro e la sua bella famiglia, la moglie dolcissima ed i
suoi figli, ricevendo un forte senso di serenità, calore ed umiltà. Lo rivedrò
presto.
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